Si è aperta oggi al teatro Garibaldi di Enna la terza edizione del festival nazionale della legalità teatro scuola Tale’ Tale’ Talia. A valutare i lavori degli istituti scolastici e delle scuole di teatro in gara – da Acicatena a Foggia – la giuria composta dall’attore Carlo Greca( presidente), dalla giornalista Angela Montalto e dall’attrice Patrizia Fazzi.Tema di questa terza edizione del festival di cui è direttore Paolo Patrinicola, su percorso condiviso con la presidente dell’Alveare, Caterina Polopoli e che sarà presentata per le prime tre serate da Adriana Tuzzeo, è l’integrazione che sarà affrontata negli spettacoli serali che saranno inaugurati, sempre al teatro Garibaldi da “Gli uomini mangiano i pesci” atto unico di Anna Vinci e Giovanna Casadio con in scena Carlo Greca e Lely Mazzone.
Il festival ideato dall’associazione ennese l’Alveare e che gode del patrocinio e del sostegno economico del comune e dell’ Ersu di Enna, dell’ Ars, sarà aperto da un tributo alla memoria del sostituto procuratore Giovanni Romano, in servizio ad Enna, prematuramente scomparso appena due mesi fa ed interverrà il procuratore capo di Enna Massimo Palmeri. In “gli uomini mangiano i pesci” che andrà in scena subito dopo, il cast composto dagli attori ennesi Carlo Greca (regista con Paolo Patrinicola) e Lely Mazzone con la partecipazione di Nourjdine Moumouni, Marco Orefice e Jasmine Palermo della scuola di danza New Dases , coreografia di Grazia Castronovo, ed il musicista Giuseppe Di Bella racconterà la storia di due amici, da sempre, Carlo e Miriam, che rievocano il rito della mattanza della loro infanzia e la vendita della tonnara a Lampedusa (l’isola). La violenza, l’ebrezza del sangue. Ma anche il patto sacro che lega l’uomo all’altro uomo e alla natura. Le immagini, la musica scandiscono il ritmo della vicenda portando al cuore della rappresentazione.Il patto, pero’ è spezzato così come è spezzato l’equilibrio che lega l’uomo alla natura. Il Mediterraneo è diventato il teatro dello sterminio dei migranti.Al coro delle voci di chi parte, di chi spera, di chi brucia, affronta paure e attraversa la notte del mare, fa contrappunto “il luogo comune” nella ripetitività di parole-scudo davanti all’avanzare inesorabile degli “estranei”.E, mentre si consuma la tragedia, si celebra l’approdo sulla spiaggia straniera: naufrago, uomo/donna nel silenzio del corpo.”Gli uomini mangiano i pesci” e’ denuncia civile, attraverso la suggestione dell’isola mette in scena legami antichi – ben oltre ogni legame – e l’intreccio tra desiderio, dolore, nascita e rinascita, che dà la misura della nostra umanità.